Terni, città dell'amore

La Cascata delle Marmore e...l'ingresso agli inferi!

La Cascata delle Marmore: una 'terrificante' bellezza

La Cascata delle Marmore si incontra a 7 km da Terni, percorrendo la Statale Valnerina in direzione Norcia – Cascia. È formata dal salto di 165 metri che il fiume Velino compie per gettarsi nel sottostante fiume Nera. L’opera fu portata a termine nel 271 a.C. dal Console romano Manio Curio Dentato per bonificare dalla malaria le acque della soprastante pianura reatina e fu chiamata, al suo nascere, Catadupam Velini, la Caduta del Velino. Questa è la mera e poco romantica cronaca di quella che a tutti gli effetti può essere considerata l’ottava meraviglia del mondo,ma pochi sanno delle misteriose leggende che aleggiano ancora oggi attorno alla sua imponente mole 'naturale'.

Il mito dell’ingresso agli inferi

Sembrerà strano ma Virgilio, nella sua Eneide, individua proprio nella Cascata delle Marmore l’ingresso al regno dei morti. Egli aveva conosciuto Varrone, di Rieti, che era diventato suo amico, e conosceva molto bene il nostro territorio. Nell’epoca in cui scrive l’Eneide (31 a.C. – 19 a.C.) la Cascata esisteva da poco più di 200 anni, era giovane ma già era circondata dal mistero. Quello degli inferi individua nel fiume Acheronte il mezzo per accedere all’Aldilà e l’Acheronte, secondo Virgilio, si getta proprio nei gorghi della nostra Cascata. Nel VII Canto dell’Eneide egli, infatti, così narra:

''V’è un luogo in mezzo all’Italia, sotto alti monti, nobile, ricordato per fama in molte contrade: la valle dell’Amposancto [...]''.

Teniamo conto che la valle del Velino nel 1600 era chiamata "Nesanto”, e il termine Nesanto probabilmente deriva dalla corruzione del nome Amposancto di Virgilio, il quale, così continua la sua narrazione:

''[...] la valle dell’Amposancto, oscuro di dense fronde lo serra da ambedue le parti il fianco di un bosco; e nel mezzo un fiume strepita fragoroso fra i sassi e il risucchio dei gorghi. Qui si mostrano un’orrenda spelonca e gli spiragli del crudele Dite, e una voragine, dove si spalanca l’ingresso di Acheronte, apre le fauci pestifere [...''.

Anche i versi di Bayronsembrano far rivivere il mito dell’aldilà e degli inferi nella Cascata:

''[...] Caduta di acque! Veloce come la luce, la lampeggiante massa spumeggia, scuotendo l’abisso. Inferno di acque! Là dove queste urlano e sibilano e ribollono nell’eterna tortura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte (uno dei quattro fiumi che scorrono nell’Inferno dantesco) abbraccia le nere rocce che circondano l’abisso, disposte con spietato orrore (...)''.

Una ricchezza leggendaria quella che ancora oggi pervade la bellezza della Cascata delle Marmore: un viaggio unico nel cuore della natura all'insegna della scoperta della grande genialità umana.

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